Il presente sito utilizza dei cookie di tracciamento al fine di valutare la provenienza ed il comportamento dell'utente.
Per saperne di più leggi la Privacy Policy e la Cookie Policy.
Clicca su ACCETO per consentire l'utilizzo dei Cookies oppure clicca su DECLINO per proseguire in forma anonima

21
11
23

CINEMA E AI: LE COMPARSE DIFENDONO I LORO DIRITTI D’IMMAGINE

I temi caldi del confronto fra, da un lato, WGA e SAG-AFTRA, ossia i sindacati di sceneggiatori e attori statunitensi, e, dall’altro, AMPTP, ossia l’associazione di categoria che raccoglie gli interessi delle società di produzione, sono molteplici, a partire dalle istanze di un compenso allineato ai risultati che i contenuti ottengono tramite i servizi di streaming sino alla regolazione dell’uso dell’Intelligenza Artificiale nelle produzioni seriali e cinematografiche.

Proprio quest’ultimo argomento ha guadagnato una posizione di preminenza anche nella cronaca, dopo le rimostranze emerse da parte di alcuni attori impegnati sul set della serie WandaVision, disponibile sulla piattaforma Disney+. In particolare, coloro che sono indicati con la locuzione di “background actors”, ossia coloro che si suole indicare con il termine atecnico di “comparse”, sono stati invitati a recarsi in uno specifico settore della località di registrazione per essere filmati in una serie di prospettive per circa quindici minuti ciascuno con l’effetto della creazione di repliche digitali delle proprie fattezze. Nessuno sarebbe stato previamente informato di tale attività nonché del futuro degli avatar digitali creati, in relazione ai quali, tuttavia, vi è la certezza che, nonostante possano essere utilizzati potenzialmente per un numero esponenziale di situazioni, nessun tipo di compenso o rimborso sarà dovuto.

Il focus della posizione della WGA rispetto all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nell’industria dell’intrattenimento riguarda, in particolare, il tema dell’AI generativa in relazione alla stesura dei copioni o, quantomeno, di una prima bozza degli stessi (ne avevamo parlato qui), mentre i riflettori, dal punto di vista SAG-AFTRA, sono puntati proprio sulla posizione dei background actors, ai quali non vengono attribuite battute, ma la cui presenza è richiesta per rendere maggiormente realistica l’atmosfera in determinate scene. Non è di certo una novità l’utilizzo della tecnologia al fine di porre in essere il cosiddetto “crowd tiling”, ossia la replica di un gruppo costituito dalle quindici alle venti comparse filmate in movimento in un punto preciso al fine di creare una folla utile, in particolare, per le scene di battaglia, come avvenuto ne “Il Signore degli Anelli” e, più recentemente, ne “Il trono di spade”.

 

Tuttavia, l’affinamento delle tecniche e l’ampliamento delle possibilità fornite dall’impiego dell’Intelligenza Artificiale rende maggiormente pressante l’esigenza di una regolazione. In particolare, la tariffa giornaliera di un background actor è fissata a 187 dollari ed è chiaro che la volontà di un sempre più massiccio utilizzo di sistemi tecnologici e, nello specifico, la “scansione” delle fattezze di una comparsa, apre a scenari non soltanto iniqui dal punto di vista dei diritti dei lavoratori, ma altresì in violazione dei diritti fondamentali, nel novero dei quali è certamente incluso il diritto all’immagine. In particolare, disporre delle fattezze di un attore consente alla produzione di un’opera audiovisiva di assumerlo esclusivamente per il tempo necessario a procedere con la scansione, anziché per tutti i giorni di shooting per i quali la sua presenza è richiesta. In secondo luogo, il diritto all’immagine rientra all’interno dei diritti della personalità, definiti come inviolabili da una molteplicità di previsioni normative nazionali ed internazionali. L’utilizzo dell’immagine di un soggetto da parte di terzi deve, dunque, essere sottoposto ad una regolamentazione stringente e specifica, basata sul consenso di coloro la cui immagine è utilizzata, ai quali deve essere fornita una informativa chiara e puntuale sulle condizioni secondo cui l’immagine verrà utilizzata. Solo in questo modo il consenso prestato può definirsi “informato” e può, dunque, costituire una valida base giuridica per l’utilizzo dell’immagine altrui.

 

Nulla di tutto ciò pare, al momento, essere stato considerato dalle case di produzione, che non soltanto hanno richiesto agli attori di sottoporsi alle scansioni senza prima informarli, ma, soprattutto, in molti casi hanno richiesto la firma di accordi di confidenzialità, dimostrando la propria volontà di porre in essere un comportamento atto a trasformarsi in una prassi sottotraccia, dal momento che nessuna regolamentazione è attualmente in essere né dal punto di vista del diritto positivo né nel contesto della contrattualistica di settore. Proprio la presenza di un vuoto normativo sul tema, tuttavia, rende particolarmente rilevante la posizione dei soggetti attualmente in sciopero, nonché dell’opinione pubblica che, sempre più numerosa, ne sostiene le istanze. Infatti, soltanto una spinta decisa nella direzione della regolamentazione può rendere inevitabile per i grandi studios giungere ad una puntuale disciplina delle attività di questo tipo. Si badi bene, la richiesta di regolamentazione non denota una posizione di totale rifiuto dell’Intelligenza Artificiale, dal momento che una delle proposte SAG-AFTRA consisteva proprio nel consentire la costruzione delle “repliche digitali” dei background actors, soltanto, però, per consentire loro di prendere parte a progetti che, per ragioni geografiche e di tempistiche, sarebbero altrimenti state preclusi e, ovviamente, soltanto a fronte di un equo corrispettivo.