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LA STORIA DI NUTELLA CONTINUA: TRA L’EVOLUZIONE DEL GUSTO E LA NUOVA FRONTIERA VEGANA

Negli ultimi anni si è assistito globalmente a un notevole interesse verso l'adozione di diete che si basano principalmente su prodotti vegetali, una scelta dovuta ad una molteplicità di ragioni, fra cui le maggiori preoccupazioni per il benessere degli animali, la sostenibilità ambientale e la salute individuale. Questo cambiamento ha influenzato anche il panorama culinario, con una netta trasformazione nella cucina vegana, divenuta oggi sinonimo di creatività e raffinatezza culinaria. Partendo, infatti, da alimenti modesti come tofu e insalate, i piatti vegani si sono nel tempo evoluti, ampliando le scelte per chi adotta una dieta cosiddetta “plant based” e suscitando interesse anche tra coloro che non seguono questa linea di alimentazione.

 

In questo contesto, anche le imprese hanno necessità di restare aggiornate e proporre nuove soluzioni ai clienti attuali e potenziali. Una società italiana, nota in tutto il mondo, ha intrapreso recentemente questa strada. Lo scorso 1° dicembre Ferrero S.p.A. ha, infatti, depositato davanti all'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), afferente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, una domanda di marchio per il segno figurativo “ ”, con rivendica di prodotti nelle classi 29 e 30 della Classificazione di Nizza. All’interno dell’immagine di cui a tale segno figurativo, l’elemento denominativo “NUTELLA”, nella propria tradizionale rappresentazione grafica, oltre ad essere accompagnata dall’immagine composta dalla fetta di pane sulla quale è spalmata la crema di nocciole, presenta anche una foglia verde sulla quale campeggiano proprio le parole “PLANT BASED”.

 

Si può, dunque, forse prevedere il futuro sviluppo di una Nutella completamente di origine vegetale, a tutti gli effetti una versione vegana della Nutella, per fornire al pubblico un'alternativa priva di qualsiasi ingrediente di origine animale. In una nota, l’azienda ha commentato la notizia del deposito del nuovo marchio dichiarando che “In Ferrero ricerchiamo costantemente ed esploriamo opportunità all’interno delle nuove tendenze alimentari”. In questo caso non si tratterebbe di introdurre un nuovo prodotto, come confermato dalle evidenti similitudini fra l’immagine oggetto della nuova domanda di marchio e quelle già applicate sui vasetti individuabili su tutti gli scaffali degli esercizi commerciali operanti in ambito alimentare. Lo scopo perseguito da Ferrero sembrerebbe mirare, invece, ad allargare ulteriormente il proprio pubblico. L’intervento sarebbe, di conseguenza, destinato a soddisfare la domanda del mercato "Plant based" – ossia, si badi bene, non necessariamente vegano – cercando, al contempo, di non allontanare i consumatori che preferiscono prodotti completamente vegetali, pur senza necessariamente aderire alla filosofia antispecista associata al veganismo. Con la rielaborazione di un marchio ampiamente conosciuto, l'obiettivo è quello di mantenere i consumatori rassicurati riguardo alla natura completamente vegetale del prodotto, senza necessariamente implicare un cambiamento nel logo di Nutella, che continuerà a presentare la tradizionale "N" nera seguita dalle restanti lettere in rosso.

 

Effettivamente, la transizione verso una Nutella vegana comporterebbe poche modifiche rispetto alla versione tradizionale. Difatti, la ricetta classica della Nutella comprende principalmente: zucchero, olio di palma, nocciole, latte scremato in polvere, cacao magro, emulsionanti e aroma vanillina. Si tratta di ingredienti già di origine vegetale, ad eccezione del latte scremato in polvere che costituisce l'8,7% della ricetta originale. L'alternativa ipotizzata, almeno per ora, consiste nella sostituzione del latte scremato in polvere con il “latte" di soia in polvere, in modo da preservare sia la consistenza sia il sapore della Nutella per come la si conosce, rendendo la crema adatta ai consumatori vegani, ma anche a tutti coloro che soffrono di intolleranza al lattosio o allergie alle proteine del latte.

 

L'inclusione del latte di origine animale, considerata da alcuni non appropriata, insieme all’ipotesi della sua esclusione, che porterebbe alla svolta vegetale della multinazionale, richiamano inevitabilmente un altro contesto in cui questo alimento, pur essendo nutrizionalmente importante, è visto come un "intruso". Nella disputa riguardante il giandujotto di Torino, che aspira a ottenere l'Indicazione Geografica Protetta (IGP), la vera sfida ruota proprio intorno alla ricetta originale, dove non vi è latte ad accompagnare nocciole Piemonte IGP, cacao e zucchero. Tuttavia, il comitato per il riconoscimento dell'Indicazione Geografica Protetta ha contestato l’attività di Caffarel-Lindt, che aggiunge il latte in polvere ai suoi giandujotti, e i sostenitori del cioccolatino classico, realizzato seguendo la tradizione, hanno portato avanti la loro causa fino al Commissario europeo per l'Agricoltura.

 

Rimane, comunque, un dubbio: coloro che seguono la filosofia alimentare vegana acquisteranno la nuova versione della Nutella? I consumatori prendono in considerazione molteplici fattori all’atto di compiere le proprie scelte, in particolare in ambito alimentare. Tra gli ingredienti, a destare maggiore preoccupazione è l’impiego dell'olio di palma, un grasso saturo al cui utilizzo sono contrari sia i vegani sia coloro che valutano la sostenibilità della produzione. Infatti, tale olio è ottenuto dai frutti della palma da olio, la cui coltivazione intensiva ha contribuito alla deforestazione in regioni come la Malesia e l'Indonesia, mettendo a rischio le popolazioni autoctone di orangutan.

 

Un ulteriore dibattito su questo tema riguarda, più in generale, i prodotti creati da grandi multinazionali, delle quali Ferrero è senza dubbio parte. In merito a questo argomento, da una parte si pone chi ritiene che la proliferazione di prodotti vegani offerti sul mercato da parte di grandi aziende sia un segno positivo della crescente importanza e del valore della domanda vegan. Dall’altra, coloro che sostengono che la sponsorizzazione e la vendita di questi prodotti sia un tentativo di sfruttamento della domanda vegan al fine di aumentare i profitti, senza affrontare in modo significativo le questioni di sostenibilità legate alla produzione di origine animale.

 

Tuttavia, indipendentemente dalle fazioni di pensiero in questione, è innegabile un cambiamento nelle abitudini alimentari degli individui, nonché un aumento di fiducia negli alimenti a base vegetale. Secondo uno studio condotto dall'Unione Italiana Food, il mercato degli alimenti a base vegetale in Italia ha raggiunto un valore significativo di oltre 490 milioni di euro nel 2022, con prospettive di ulteriore crescita. In questo scenario, l'introduzione della Nutella vegana da parte di Ferrero non rappresenta soltanto una risposta ad un mercato in continua evoluzione, ma potrebbe anche fungere da catalizzatore per ulteriori sviluppi nel settore biologico e a base vegetale in Italia. Resta da vedere se questa nuova versione della celebre crema di cioccolato sarà in grado di conquistare sia i vegani sia gli appassionati della versione classica. In ogni caso, la sua presenza rappresenta senz’altro un passo significativo verso un futuro alimentare più inclusivo e sostenibile.