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EMOJI E PROPRIETÀ INTELLETTUALE

Quelle piccole icone che si includono nelle comunicazioni elettroniche, le emoji, sono da anni considerate un’innocua e divertente modalità di esprimere un pensiero, un’idea o un’emozione, sostituendosi alle parole e facilitando l’interazione fra utenti su svariate piattaforme.

                                     

È possibile classificare le emoji in Emoji Unicode e Emoji Proprietari. Le Emoji Unicode, definite dall’omonimo sistema di codifica, sono riconosciute in tutti i sistemi operativi e piattaforme social. La loro caratteristica sta nell’assumere una forma diversa a seconda della piattaforma nella quale sono utilizzati. Le Emoji Proprietari, invece, sono create da alcune piattaforme e, di conseguenza, solo su di esse utilizzabili. Qualora si provasse ad utilizzare un’Emoji di questo secondo tipo al di fuori della piattaforma di riferimento, ne risulterebbe un quadrato vuoto ossia, un simbolo non riconosciuto.

Per quanto riguarda la tutela giuridica delle Emoji, ci si chiede se le discipline in materia di proprietà intellettuale apprestino strumenti utili per la loro protezione. Di seguito, qualche osservazione sul punto.

 

In relazione alle Emoji Unicode, in primo luogo è opportuno soffermarsi sul fatto che non tutte le emoji possiedono caratteristiche idonee per classificarsi come un’opera di ingegno e, di conseguenza, per godere della relativa protezione. In secondo luogo, alcune di queste emoji sono soggette alla cosiddetta “Merger Doctrine”, secondo la quale non possono essere protette dalla disciplina rilevante in materia di diritto di autore, quelle idee che possono esprimersi attraverso un numero limitato di modalità. Infatti, molte emoji rimandano a delle espressioni facciali o dei riferimenti culturali comuni che possono essere espressi solo in tal modo. Infine, la politica in materia di proprietà intellettuale del sistema Unicode non è chiara in proposito, rendendo difficile stabilire con certezza se le Emoji Unicode costituiscano proprietà esclusiva del sistema operativo o se siano liberamente utilizzabili.

Diversamente, le Emoji Proprietari, essendo frutto del lavoro creativo di particolari piattaforme, costituirebbero elementi con più alte probabilità di usufruire della protezione derivante dalle normative rilevanti in materia di diritto di autore. Si pensi, ad esempio, alle Kimoji, ossia un set di simboli creati dal team grafico di riferimento di Kim Kardashian e raffiguranti solo icone associate alla persona dell’imprenditrice americana. Allo stesso tempo, una risposta univoca non si può ottenere neanche per le Emoji Proprietari. Ciò lo testimonia la giurisprudenza prevalente delle corti statunitensi, che è orientata nel concedere a queste situazioni una tutela piuttosto ristretta. Ad esempio, si pensi al caso della società Cub Club Investment (CCI), che, dopo aver progettato l’app iDiversicons, ai fini di permettere agli utenti di usare delle Emoji di diverse tonalità di pelle in rappresentanza delle diverse etnie, ha citato in giudizio la Apple, sostenendo che avesse copiato tale idea. La corte competente ha dato ragione alla società fondata da Steve Jobs, affermando che “non ci sono molti modi diversi di rappresentare un pollice all’insù”.

Da ultimo, si osserva che, nel caso in cui le Emoji non possano beneficiare della tutela apprestata dalla normativa sul diritto d’autore, potrebbero eventualmente qualificarsi quali marchi e beneficiare della relativa protezione. A tal proposito, si dovranno applicare i requisiti stabiliti in via generale per la registrazione dei marchi volti a contraddistinguere beni e servizi.

 

Tuttavia, le argomentazioni sovra esposte inducono ad effettuare il seguente bilanciamento: se pure da un lato chi progetta i sistemi operativi delle emoji beneficerebbe maggiormente dalla sicurezza data dall’esistenza di una determinata tutela giuridica, dall’altro lato tale rigidità porterebbe ad una non necessaria ed eccessiva proliferazione di icone e, di conseguenza, ad una complicazione ulteriore nella comunicazione fra utenti. Infatti, è opinione di molti che le Emoji andrebbero trattate al pari del linguaggio comune o, tuttalpiù, come un accessorio di questo e dunque non si dovrebbe porre un problema di proprietà intellettuale nei loro riguardi.